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VILLA GIULIA

La Villa Giulia, dedicata a Giulia Guevara, moglie del viceré Marcantonio Colonna, è uno splendido giardino pubblico realizzato dall’architetto Nicolò Palma nel 1777. Il disegno rigidamente geometrico, determinato dalla forma quadrata, è diviso in molteplici campi da viali diagonali e paralleli ai lati, che si intersecano al centro di una piazza circolare, manifestando la razionalità del pensiero illuminista.

Il momento culminante di tale filone di pensiero trova la sua espressione nella rappresentazione scultorea dentro la fontana ubicata nella piazza centrale. Un putto, emblema della decorazione fine a se stessa dell’epoca barocca, regge dodici orologi sul capo che segnano le ore col sistema solare.

Tutte le presenze, all’interno della villa, che alludono a un ripensamento romantico, sono di epoca successiva. Riconoscibile, ad esempio, è la mano dell’architetto Damiani Almeyda nella realizzazione dei padiglioni della musica disposti a circolo intorno alla fontana. Le decorazioni in stile pompeiano sono riconduci- bili a quelle operate sul prospetto esterno del Teatro Politeama.

L’accesso dal fronte rivolto verso il mare, costituito da un arco trionfale di chiare tendenze neoclassiche, è stato realizzato nel 1788.

ORTO BOTANICO

Adiacente alla villa, l’Orto Botanico è stato realizzato nel 1789 per la coltura delle piante curative, utili didatticamente ad una delle prime forme di università: l’Accademia dei Regi Studi. Anche il disegno della parte più antica dell’orto segue rigide regole geometriche e speculari simmetrie.

Al suo interno numerosissime sono le specie vegetali provenienti da tutto il mondo, tra le quali il famoso albero del sapone, imponenti cicas e anche diverse specie di piante acquatiche immerse in una grande vasca circolare. Il trittico di edifici che si scorge sul fronte prospiciente la via Lincoln fu realizzato quasi contemporaneamente.

Opera dell’architetto Leone Dufourny quello centrale e di Venanzio Marvuglia i due laterali, adibiti a calidarium e tepidarium. Lo stile dell’edificio centrale aderisce ai canoni neoclassici dell’epoca e ne utilizza gli elementi fondamentali come il portico tetràstilo con colonne doriche e la cupola centrale a copertura dell’aula.

PIAZZA KALSA

Quando i re arabi sentirono vacillare la sicurezza del regno, ritennero necessario lo spostamento della sede di potere in una zona aperta all’esterno.

Il quartiere della Kalsa, in prossimità del mare, corrispondeva ai requisiti di sicurezza e divenne il centro residenziale degli Arabi. Qui costruirono la reggia e le moschee, dettando così la prima vera espansione controllata del nucleo originario della città. La piazza Kalsa corrisponde al cuore dell’antico insediamento arabo e oggi, pur non essendoci pervenute le meravigliose costruzioni arabe, custodisce anche la magia di una storia più recente.

La separazione con il Foro Italico è ancora costituita dalle antiche mura di Palermo che lasciano intravedere il mare attraverso la cinquecentesca Porta dei Greci. Chiamata anche Porta d’Africa, fu aperta nel 1553, anche se la realizzazione esterna risale al 1582, nell’ambito dei lavori di sistemazione del Foro Italico, voluti dal viceré Marcantonio Colonna.

L’edificio adiacente alla porta fu edificato invece nel 1832 sulle rovine di un precedente edificio. Il marchese Enrico Forcella, da cui il nome del sontuoso palazzo, interpretando il gusto eclettico dell’epoca, si ispirò alle costruzioni arabo-normanne, riuscendo perfettamente ad imitarne lo stile.

CHIESA DI SANTA TERESA

La piazza deve parte del suo prestigio alla presenza dell’ammirevole Chiesa di Santa Teresa. Ultimata nel 1706 come luogo di culto per le Carmelitane che risedevano nel vicino convento, fu progettata dall’architetto Giacomo Amato.

Di particolare rilievo la facciata che è una delle più alte manifestazioni dell’arte barocca in Sicilia. Viene completamente abbandonata la staticità delle facciate tardo rinascimentali attraverso movimenti scolpiti nella pietra viva. Con rigorosa simmetria rispetto all’asse verticale della facciata, sono disposte dentro nicchie delle statue che arricchiscono ulteriormente il movimento del prospetto.

L’interno non trova un’esatta corrispondenza dimensionale con l’imponenza della facciata esterna. Lo spazio si presenta organico e ricco di una intensa luminosità che penetra dalle aperture. Un grandioso sviluppo viene dato dalle imponenti colonne del coro e dalle larghe lesene che corrono lungo le pareti.

Diverse opere di grande spessore artistico sono contenute al suo interno; tra queste molte sono le tele e in particolare merita doverosa attenzione la Maternità della Madonna dietro l’altare maggiore. Le opere raffiguranti Santa Teresa e Sant’Anna ubicate nell’abside sono attribuite al Serpotta.

LO SPASIMO

Nel 1492, quando uno dei monasteri benedettini più in auge dell’isola aderì alla congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, questa acquistò potere e iniziò, già nei primi anni del 1500, ad espandersi in tutti i centri della Sicilia. Così, nel tradizionale rifiuto per le in- novazioni rinascimentali, reimpiegando le concezioni stilistiche tardo gotiche, nascevano il Convento e la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo.

Successivamente il luogo fu interessato dal piano di fortificazione della città, voluto dal Gonzaga; la costruzione di un bastione difensivo a ridosso delle mura di cinta, compromise l’assetto del complesso tanto da costringere gli Olivetani ad abbandonarlo definitivamente. Nascosta da misere costruzioni, soffocata da un tessuto urbano degradato, vi si accede soltanto dall’interno dell’ex Ospedale Principe Umberto.

L’interno è diviso in tre navate; le laterali coperte da volte costolonate a crociera, la centrale, attualmente scoperta dotata di un tetto ligneo sorretto da capriate. Lo spiccato verticalismo delle strutture, assolutamente disadorne se non della propria forma e dimensione, le conferisce un senso mistico di imponenza.

L’abside centrale di là dall’ampio transetto presenta una meravigliosa copertura a volta, sorretta da costole che si intersecano al centro formando il disegno di una stella. Molte sono le alterazioni visibili subite nel corso dei secoli per i vari adattamenti: inspessimenti dei muri, ostruzione delle aperture monofore e archi a tutto sesto fuori della logica costruttiva che armonizzava il manufatto.

CHIESA DELLA MAGIONE

La Chiesa della Magione, ubicata sul versante occidentale dell’omonima piazza, è una delle più antiche della città. Risale al 1150, e fu concessa prima all’ordine dei Cistercensi e successivamente all’ordine dei Templari Teutonici nel 1197. Dedicata alla Santissima Trinità, è anche conosciuta con il nome di Chiesa della Magione, dalla evoluzione del nome “Mansio” con cui era chiamato il precettore dell’ordine che risiedeva nell’attigua abbazia.

Diversi sono stati gli interventi subiti nel corso dei secoli dall’impianto originario, che fu praticamente distrutto dai bombardamenti del 1943 e successivamente ricostruito. Edificata secondo i sobri canoni dello stile arabo-normanno, rivolge l’abside, decorata con i tradizionali archi intrecciati, verso la piazza della Magione.

La facciata principale rivolta verso l’attuale via Garibaldi fa da sfondo al giardino di ingresso. Ai tre portali a sesto acuto, di diverse dimensioni, incorniciati da bugne, fanno riscontro, al livello superiore, tre monofore. Internamente la chiesa presenta la snellezza caratteristica dello stile gotico, con alti archi ogivali sostenuti da colonnati.

La copertura lignea è stata completamente rifatta dopo la rovina del 1943; sono infatti scomparsi gli elementi pittorici decorativi tipici dell’arte fatimita.

Anche se nessuna delle opere d’arte presenti è contemporanea alla realizzazione della chiesa, sono di mirabile fattura. Il Cristo Benedicente è una splendida opera scultorea del XVI secolo come pure il dipinto della Madonna della Grazia disposto accanto alla sacrestia.