Piazza Indipendenza e Monreale

DA PIAZZA INDIPENDENZA A MONREALE

Tra gli elementi architettonici che circondano la piazza, risaltano la grandiosità del Palazzo Reale, che costituisce la quinta meridionale della piazza, e il Palazzo D’Aci-D’Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana.

PALAZZO REALE

Sul finire dell’anno Mille, i Normanni ampliarono una preesistente fortezza araba, a sua volta edificata sui resti del centro abitativo romano, e ne fecero la loro residenza.

Erano affascinati dalla cultura araba a tal punto che, per la realizzazione di chiese e palazzi, si servirono di maestranze e persino di architetti arabi, sortendo quel risultato estetico che oggi viene definito stile arabo-normanno. In un clima dove il latino, l’arabo, e dialetti italici si fondevano, insieme alle culture che rappresentavano, l’influenza araba determinò non soltanto lo stile nelle decorazioni ma soprattutto l’articolazione degli spazi e dei volumi.

Il prospetto su piazza Vittoria risale al 1555 quando i vicerè spagnoli fecero ristrutturare integralmente l’intero edificio, caduto in rovina dopo il declino della dominazione sveva.

Nello stesso periodo furono demolite due delle quattro torri d’angolo e furono realizzati il cortile Maqueda e il cortile pensile della fontana. All’interno, l’irregolare poligono del Palazzo è distribuito in appartamenti, stanze e sale reali, movimentati da giardini pensili, fontane, corsi d’acqua, terrazzi e loggiati.

CAPPELLA PALATINA

La Cappella Palatina è ubicata al primo piano del Palazzo Reale. Dedicata a Re Ruggero e risalente al 1132, presenta una pianta a tre navate con un transetto ridotto e archi ogivali sorretti da colonne di granito. Ricco di decorazioni e iscrizioni arabe, questo tempio cristiano è l’emblema dello spirito illuminista dei re normanni.

Tra i mosaici che ricoprono la parte superiore delle pareti, raffiguranti soggetti della storia cristiana, risplende, nell’abside maggiore, la grande figura benedicente del Cristo Pantocratore, dove un’iscrizione a caratteri greci ammonisce: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina fra le tenebre, ma avrà la luce dalla vita”. E’ questo, dunque, il simbolo del grande processo d’integrazione culturale operato dai re normanni che segnò profondamente lo sviluppo della cultura palermitana.

SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI

Lo stesso re Ruggero fece costruire nei pressi del Palazzo una piccola chiesa che dedicò a San Giovanni. L’appellativo “degli Eremiti” è probabilmente dovuto alla vita eremitica prediletta dai Benedettini che la amministravano.

Vicina al Palazzo era pertanto considerata la seconda chiesa reale, a tal punto che il suo abbate era contemporaneamente consigliere della famiglia reale e cappellano della Cappella Palatina dove si svolgevano le reali funzioni ecclesiastiche. Anche se il restauro operato verso la fine dell’ottocento ne compromise la continuità stilistica, restano mirabili il campanile e le tipiche cupole emisferiche, elementi inconfondibili dell’autentico stile arabo-normanno.

Di pregevole fattura il chiostro, realizzato successivamente, che si integra compiutamente nell’organismo architettonico originario.

PORTA NUOVA

La Porta Nuova, edificata nel 1583 al posto di una precedente chiamata Porta del Sole, segna l’estremità settentrionale del Cassaro e lo inquadra in una prospettiva il cui punto di fuga oltrepassa Porta Felice e termina a mare.

La costruzione, deliberata dal Senato cittadino per celebrare il rientro dell’imperatore Carlo V, reduce dalle vittorie africane, rievoca gli archi trionfali romani in chiave stilistica tardo rinascimentale. La parte esterna è decorata con quattro grandi statue allegoriche raffiguranti mori prigionieri, due con le mani incrociate e due con le braccia mozze.

PIAZZA VITTORIA

Varcando la porta s’incontra la piazza Vittoria, denominata un tempo 2Piano del Palazzo, il luogo più antico della città dove si insediarono i Fenici e successivamente i Romani e gli Arabi.

Datati inizio secolo sono alcuni scavi che hanno portato alla luce i resti di tre dimore signorili romane, risalenti probabilmente al I secolo dopo Cristo.

Il grande spazio, originariamente privo della folta vegetazione che attualmente l’adorna, fu ricavato dalla demolizione di interi fabbricati e già alla fine del ’500 divenne il luogo dove si svolgevano tutte le manifestazioni che interessavano la città: feste popolari, manovre militari e perfino esecuzioni capitali.

PALAZZO SCLAFANI

Posto sull’angolo orientale, prospiciente la piazza San Giovanni Decollato, il Palazzo Sclafani rappresenta un raro esempio di architettura civile in stile tardo normanno. Si narra che fu costruito in meno di un anno dal potente feudatario Matteo Sclafani, per umiliare il cognato Manfredi Chiaramonte, proprietario dell’imponente Palazzo Steri.

Lo splendido edificio terminato nel 1330 fu adibito ad ospedale durante il periodo spagnolo ed in seguito trasformato in caserma. Da ciò che rimane di questa meravigliosa opera di architettura civile, si intuisce un edificio dalla forma imponente, addolcito da un elegante intarsio operato nella pietra, e reso armonioso e leggiadro dalle bifore del piano superiore, contornate da arcature cieche intrecciate, che probabilmente segnavano il ritmo di tutti i prospetti dell’edificio.

CATTEDRALE

Percorsi pochi metri del Cassaro, lasciandoci alle spalle piazza Vittoria ci troviamo di fronte ad uno dei monumenti più significativi della storia e dell’architettura siciliana: la Cattedrale di Palermo.
La basilica è il risultato tangibile del connubio di maestranze musulmane e di menti cristiane, il prodotto della sovrapposizione di secoli di storia e di cultura.

Nel 1072 i Normanni trasformarono in un tempio cristiano una moschea ricavata, a sua volta, dalla modificazione di un preesistente tempio romano. Dopo circa un secolo, la chiesa fu demolita per far posto all’attuale grandioso monumento.

Intorno alla metà del ’400 fu edificato l’adiacente Palazzo Arcivescovile, fu creata la piazza prospicente la facciata occidentale e si realizzarono i due portali di ingresso. Le grandi trasformazioni disarmoniche si ebbero in età barocca, quando alla basilica fu applicato un transetto e la grande cupola, oggi visibile dall’esterno, nella zona centrale della copertura.

Il prospetto laterale rivolto verso la piazza conserva parte dei motivi decorativi originari, soprattutto nella parete alta della navata centrale. Il meraviglioso portico di ingresso, edificato nella seconda metà del quindicesimo secolo, manifesta le capacità decorative del Gotico fiorito. Tre ampie arcate sorreggono un proporzionato timpano, immerse in una ricca decorazione scultorea.

Di particolare pregio sono le tarsie esterne sull’abside anche se rimaneggiate dopo i recenti restauri. All’interno, dove è stata persa completamente la concezione originaria dello spazio dopo la rivisitazione barocca, è d’obbligo citare, tra le diverse tombe dei reggenti normanni, a fastosa tomba della regina Costanza posta sotto un baldacchino sorretto da quattro colonne. Numerose altre opere d’arte appartenenti ad epoche diverse sono disposte nelle cappelle e nel presbiterio dove si può ammirare l’originaria pavimentazione in mosaico marmoreo.

MONREALE

L’attuale cittadina di Monreale era solo una campagna dell’entroterra palermitano, abitata in prevalenza da popolazioni saracene, quando nel 1172 Guglielmo II volle che vi si costruisse un’abbazia, che per splendore e magnificenza avrebbe dovuto abbagliare i Musulmani tanto da indurli alla conversione al Cristianesimo.

Del complesso edilizio formato dal Palazzo Reale, dall’abbazia e dalla chiesa, soltanto quest’ultima è perfettamente conservata, anche se il prospetto principale è stato modificato nel 1770 con la realizzazione di un portico tra le due torri di facciata, che nasconde l’ingresso regale alla chiesa e le meravigliose originarie decorazioni parietali.

Le decorazioni di facciata si ripetono anche sulle absidi dove le colonnine in rilievo esaltano il gioco pittorico degli archi intrecciati. Le decorazioni di facciata si ripetono anche sulle absidi dove le colonnine in rilievo esaltano il gioco pittorico degli archi intrecciati. Anche il portico sul lato settentrionale, da cui attualmente si accede, è posticcio, realizzato intorno alla metà del Cinquecento dal Gagini che recuperò colonne e capitelli da un antico portico posto davanti alla Porta Maggiore.

Chiamata anche “Porta del Paradiso”, è posta in asse rispetto alla navata centrale. Entrando da questa porta bronzea, opera di Bonanno Pisano, si avverte tutto il senso di equilibrio delle proporzioni e di grandiosità dell’insieme.

All’interno sfoggia, al di sopra delle colonne, la fantastica decorazione bizantina. Un mosaico in oro che si estende su tutte le pareti fino al policromo soffitto ligneo, illustra fatti biblici con sequenze di immagini religiose e culmina con l’imponente raffigurazione, nell’abside centrale, del Cristo Pantocratore, dominatore universale di tutta la chiesa.

Fu il luogo dove vennero seppelliti i re normanni e altri personaggi della chiesa cattolica. Il sepolcro di marmo bianco ove riposa la salma di Guglielmo II risale al 1578. Del convento attiguo di particolare pregio il grande chiostro centrale a pianta quadrata, circoscritto da un doppio colonnato marmoreo che sorregge archi ogivali.