DAI QUATTRO CANTI ALLA VUCCIRIA
Chiamata anche “Teatro del Sole”, questa piazza rappresenta una vera rivoluzione del pensiero urbanistico. Se prima del XV secolo la costruzione di un edificio subordinava la sistemazione urbanistica, con la realizzazione di questo spazio saranno, per la prima volta, le strade e le piazze a determinare gli spazi e gli orientamenti per l’evoluzione della città.
Voluta dal vicerè spagnolo marchese di Villena e progettata dall’architetto e ingegnere romano Giulio Lasso, simboleggia con quattro statue poste al di sopra di altrettante vasche in marmo, le quattro stagioni. Nella parte superiore quattro statue raffigurano i re spagnoli e al livello più alto le Sante care al popolo palermitano.
PIAZZA PRETORIA
Lungo la via Maqueda, a pochi passi, la piazza Pretoria rappresenta un altro esempio di quella nuova tendenza che animò l’architettura del XVI secolo. La fontana, posta centralmente rispetto alla piazza, fu acquistata dal Senato palermitano dai Toledo, a Firenze, che a loro volta avevano dato incarico a Camilliani e Michelangelo Naccherino di realizzare questa splendida opera scultorea per decorare la loro residenza.
Il carattere monumentale della piazza è dato dalla presenza degli imponenti edifici e delle solenni chiese che la circondano. Sul lato meridionale della piazza, con la sua massa quadrangolare, squadrata, fa da quinta il Palazzo del Comune conosciuto anche come Palazzo della Aquile.
Rifatto interamente nella seconda metà dell’Ottocento dall’architetto Damiani Almeyda, hanno acquisito un rigida simmetria sia la facciata che il suo interno. Degna di particolare nota la “Sala delle Lapidi”, già esistente nel primo edificio quattrocentesco, oggi sede del Consiglio comunale; è così chiamata per le numerose lapidi commemorative di eventi riguardanti la città.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI TEATINI
Il lato su via Maqueda è sempre stato aperto alla vista del prospetto laterale ed all’immensa cupola della Chiesa di San Giuseppe dei Teatini. La ricerca seicentesca del solenne, del grandioso trova in questa chiesa una meravigliosa interpretazione.
La facciata principale sul corso Vittorio Emanuele, a ridosso della piazza Villena, riprende con la grande massa in movimento i canoni dell’architettura barocca. All’interno le altissime colonne marmoree la dividono, con un dinamico ritmo, in tre navate rivestite di marmo disposto con sobria sapienza. La volta che corre lungo la navata centrale è interamente decorata con variopinti affreschi, oggi quasi interamente rifatti.
PIAZZA BELLINI
Comunicante attraverso uno stretto e corto vicolo con la piazza Pretoria, questo spazio, dedicato ad un genio della musica italiana, accoglie diversi e fondamentali monumenti risalenti ad epoche diverse. Su un lato della piazza, anticamente chiamata il Piano della Corte in quanto vi era ubicato l’ingresso del Palazzo Senatorio, sorge il Teatro Carolino.
Edificato nei primi anni dell’Ottocento e per lungo tempo il teatro più frequentato della città, nel 1860 venne dedicato al grande musicista catanese Vincenzo Bellini. Dopo il devastante incendio del 1964, è stato riaperto solo nel 2001 diventando sede particolarmente suggestiva della programmazione del Teatro Biondo Stabile di Palermo.
CHIESA DI SANTA CATERINA
La Chiesa di Santa Caterina, esternamente di chiara fattura manierista, nasconde un interno degno di essere ammirato quale grandioso esempio di arte barocca siciliana. La migrazione, soprattutto dei religiosi, verso Roma introdusse nella città nuove esperienze che, fondendosi con la concezione siciliana dell’arte diedero vita a quel periodo di grande fervore di cui questa chiesa è splendida testimonianza.
CHIESA DELLA MARTORANA
La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, conosciuta come Chiesa della Martorana, fu edificata nel 1143 dal grande ammiraglio di re Ruggero, Giorgio Antiochieno.
Si trova inglobata tra più recenti costruzioni ed a causa degli evidenti interventi subiti in età barocca ha perso la sua originale conformazione ed in parte i decori tipici in stile arabo-normanno. La facciata barocca prospiciente la piazza, realizzata sul prospetto che fino ad allora era considerato laterale, è un’evidente trasformazione del primitivo impianto di palese concezione islamica.
L’accesso originario avveniva dalla torre che prima dei citati interventi era posta in asse all’abside centrale. Internamente presenta una pianta a tre navate divise da colonne di granito con originali capitelli policromi. Particolare stupore suscita il rivestimento musivo realizzato da maestranze bizantine volute dallo stesso Antiochieno.
L’atmosfera risulta assai più distesa che in altre chiese dell’epoca; le immagini raffiguranti Santi, Profeti ed Angeli respirano in ampi spazi ritmati da motivi ornamentali.
Probabilmente una figura del Cristo Pantocratore dominava originariamente la chiesa dall’alto dell’abside centrale, oggi adorna di composizioni di marmi mischi, di un tabernacolo in lapislazzuli e di un meraviglioso dipinto dell’Ascensione.
CASA PROFESSA
La chiesa fu iniziata nel 1564 sulle rovine di altre chiese e terminata nel 1630 dai padri gesuiti che in quel periodo godevano della stima e dell’appoggio del viceregno spagnolo.
Il progetto originario, probabilmente dell’architetto gesuita Giovanni Tristani, prevedeva una chiesa sobria a tre navate, sorretta da grandi colonne in marmo e sormontata da una grande cupola. Mentre la facciata rinascimentale si presenta ordinata, sobria, all’interno un manto decorativo si estende ininterrottamente su tutte le pareti.
Il restauro effettuato dopo i bombardamenti dell’ultima guerra ha comunque mantenuto quasi intatta la conformazione originaria e la pregevole decorazione interna. Intarsi in marmo, stucchi e sculture riempiono l’interno in un unico gioco di luce. Intere generazioni di Gesuiti per circa due secoli hanno minuziosamente lavorato alla realizzazione di questa fastosa decorazione, realizzando infinite composizioni e raffigurazioni di putti, animali, piante, uomini, tutti parte di un unico decoro. La volta, con i suoi vivaci affreschi, completa la policromia dell’ornamento concorrendo a quella che sarà definita l’architettura gesuitica.
MERCATO DI BALLARO’
Dal Corso Tukory, nelle vicinanze della stazione, penetra all’interno della zona parallela alla via Maqueda lato monte fino a Piazza Casa Professa.
Esso si trova nel cuore dello quartiere antico, denominato l’Albergheria, dove ogni giorno si organizza il tradizionale mercato alimentare di Ballarò. Relativamente all’origine della denominazione della piazza e del mercato, tra le tante versioni sostenute si ritiene più verosimile quella che asserisce derivi dall’arabo balalah, ovverosia confusione.
In effetti la vita pregna di tradizione e di colore che si svolge in questa piazza, di confusione ne genera parecchia. Certo è, comunque, che la tradizione siciliana del mercato, affonda le sue radici nella cultura araba.
Gli spazi angusti popolati da fiumi di persone, accalcate tra innumerevoli bancarelle e assordate dalle grida dei venditori, sono costanti che risalgono al periodo in cui gli arabi commerciavano in spezie con le Indie. Oggi vi si trovano alimenti di ogni genere, in prevalenza prodotti locali e specialità tipiche siciliane messi in mostra su bancarelle che invadono la piazza.
PIAZZA SAN DOMENICO
La piazza che si apre su via Roma e che prende il nome dalla chiesa di San Domenico che ne costituisce lo sfondo fu realizzata nel 1724 per volere dell’imperatore Carlo VI, e pertanto fu inizialmente chiamata piazza Imperiale.
Attualmente ha perso le caratteristiche di monumentalità che aveva in origine, quando era incorniciata dalle facciate dei palazzi nobiliari che vi prospettavano e non era stata realizzata l’apertura sulla via Roma. La chiesa edificata su un precedente impianto quattrocentesco da Andrea Cirrincione, manifesta la cresciuta autorità dell’ordine domenicano che, quando si stabilì a Palermo, nei primi decenni del 1200, non aveva avuto assegnata una sede stabile.
Il prospetto dell’architetto Amico, datato 1726 formato da due ordini di colonne sovrapposte, interpreta un Barocco monumentale volutamente scenografico. Tutte le statue che ornano la facciata, poste dentro nicchie ricavate nello spessore della muratura, furono scolpite dal Serpotta su disegno dello stesso progettista. L’interno a croce latina a tre navate, divise da poderose colonne di ordine tuscanico, ha un aspetto così solenne da essere stata scelta come pantheon da diversi personaggi illustri.
LA VUCCIRIA
E’ il mercato più antico e popolare di Palermo. Si estende in Piazza Caracciolo e dintorni. Sul lato destro della piazza, le prime bancarelle di venditori invitano ad un altro pittoresco e tradizionale mercato palermitano: la Vucciria. Fa parte di uno dei quartieri meno avviliti da trasformazioni urbanistiche, e che quindi conserva quasi intatto il suo assetto.
I nomi dei vicoli, come la via dei Chiavettieri o la via dei Coltellieri mantengono il loro nome originario a testimonianza dell’attività prevalente che anticamente vi si svolgeva. Il centro del mercato ha vita nella piazza Caracciolo, dal nome del vicerè che fece costruire un porticato, oggi non più esistente, per il riparo degli avventori che si accalcavano al mercato.
Oggi le pittoresche bancarelle, disposte lungo i due fronti degli stretti vicoli, sono munite di variopinti tendaggi che formano un passaggio coperto, come se volessero inconsciamente rievocare l’antico loggiato.